07
Lug
2010
Avevo l’abitudine di lavorare nella Rose Reading Room della sezione della New York Public Library sulla quarantaduesima strada, qui raffigurata. La biblioteca era stata costruita su quella che era stata la principale fonte d’acqua potabile della città, una grande cisterna che si estendeva dalla Quarantesima alla Quarantaduesima strada e dalla Quinta alla Sesta Avenue. (I due leoni di pietra, che ora si trovano sull’altro lato della scalinata della biblioteca, facevano in origine la guardia al bacino). Una volta venuti a conoscenza di questo fatto è difficile non immaginarsi i libri sott’acqua o le persone che se li bevono, i libri.
La metropolitana 7 mi portava direttamente e in un attimo dal mio appartamento nei Queens alla biblioteca . Quando ho cambiato distretto e mi sono trasferito a Brooklyn, ho cambiato anche biblioteche. Adesso scrivo – sto proprio scrivendo queste parole – alla sezione di Grand Army Plaza, a dieci isolati da casa mia.
Seduto di fronte a me c’è il mio fratellino Joshua. Anche lui lavora qui. Siamo nella sala dedicata a scienza/industria/medicina/ingegneria/filosofia, all’estremità di un tavolo da dodici all’angolo di una griglia composta di dodici tavoli uguali. Anche se qui le dotazioni sono ampiamente (e in modo sospetto) inferiori in ogni senso, la differenza più grande tra questa libreria e quella di Manhattan è nei comportamenti giudicati accettabili. A Brooklyn le persone parlano tranquillamente al cellulare ai loro tavoli, cantano a voce alta la musica che ascoltano attraverso gli auricolari (perchè indossarli, allora?), conversano (sempre di argomenti illeciti), si addormentano – un tizio al tavolo accanto al mio ha dato un colpo alla libreria alle sue spalle gridando, “finocchio di merda!” (giuro), non so immaginarne il motivo; preparano e consumano regolarmente pasti, ti fissano, canticchiano, fischiettano, si mettono a litigare furiosamente con le guardie su cosa sia considerabile un comportamento accettabile. Questo è il mio argomento migliore a riprova della superiorità del distretto di Brooklyn: la sua realtà.
(Avvertimento: fuori dalla biblioteca ho scoperto che mi avevano rubato il sellino della bicicletta. Siamo o non siamo una grande nazione?)
3 Comments
Sembra di essere in una biblioteca italiana!
Chi è “Caltari”?
Ho riconosciuto la biblioteca! E’ quella di the day after tomorrow!!
Safran Foer lo leggo con molto orecchio.
ciao.
G